Confcooperative Emilia Romagna analizza l’andamento delle imprese aderenti in vista dell’Assemblea Regionale in programma lunedì 8 aprile a Bologna. Il presidente Milza sul mandato 2020-23: “Quattro anni caratterizzati da Covid, guerre, crisi energetica e inflazione: le cooperative hanno tenuto creando oltre 4.100 nuovi posti di lavoro in regione”.

“Nel quadriennio 2020-2023 caratterizzato da emergenza pandemica, guerre, squilibri geopolitici e commerciali, carenza di materie prime, crisi energetica e inflazione, le circa 1.500 cooperative aderenti a Confcooperative in Emilia-Romagna sono riuscite ancora una volta a dimostrare tutta la loro resilienza e capacità di rispondere ai mutevoli bisogni delle comunità. Le nostre cooperative hanno infatti incrementato il volume di produzione (+24%, portando il totale a sfiorare i 17 miliardi di euro) e gli occupati (+4,8% superando quota 90.000, con oltre 4.100 nuovi posti di lavoro), confermando la propria vocazione di attori protagonisti dell’Economia Sociale”.
Così Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna, commenta l’andamento delle imprese associate a chiusura del secondo mandato (2020-2023) alla guida dell’Associazione, che lunedì 8 aprile 2024 a partire dalle ore 9 si riunirà al Savoia Regency Hotel di Bologna (via del Pilastro 2) per l’Assemblea Regionale dal titolo “Lavoro Comunità Futuro. La cooperazione protagonista nella transizione verso l’Economia Sociale Europea”. L’Assemblea Regionale si concluderà nel pomeriggio con il rinnovo delle cariche. Tanti gli ospiti in programma nella parte pubblica prevista per la mattina, tra cui il presidente CEI e arcivescovo di Bologna card. Matteo Maria Zuppi, il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali on. Maria Teresa Bellucci, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, l’assessore regionale Paolo Calvano, il sindaco di Bologna Matteo Lepore, il presidente di Cineca e Ifab Foundation Francesco Ubertini, il capo unità Economia Sociale dell’Ocse Antonella Noya, il vicesegretario di Unioncamere Emilia-Romagna Guido Caselli, il direttore di Confcooperative Bruxelles Leonardo Pofferi, il direttore di Aiccon Paolo Venturi. Le conclusioni sono affidate al presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini.
“In questi anni si è palesato quanto sia importante e strategico per un Paese poter contare su imprese che non delocalizzano, che approcciano i mercati esteri per generare valore in casa propria, facendo di questa mission un punto di forza e coerenza – aggiunge Milza -. Le cooperative non cercano scorciatoie, perché hanno nel Dna quei valori di mutualità, solidarietà e democrazia che rappresentano la cifra distintiva del nostro agire. In questo mandato 2020-23 – conclude Milza – così caratterizzato negativamente dai fattori esogeni, ci sono stati comunque elementi che fanno sperare in meglio per il futuro. Uno su tutti: l’attenzione che l’Unione Europea ha iniziato a riservare ai temi dell’Economia Sociale. Non più tramite una mera elencazione di principi, ma con un vero Piano strategico comunitario e una successiva richiesta agli Stati membri di agire in questa direzione. E sarà proprio l’Economia Sociale il tema che caratterizzerà i lavori della nostra Assemblea Regionale”.

I DATI DI CONFCOOPERATIVE EMILIA ROMAGNA
Un consistente aumento del fatturato pari a quasi il +24% tanto da sfiorare i 17 mi-liardi di euro, determinato anche dall’inflazione che ha scatenato l’impennata dei prezzi. Quindi un più contenuto ma pur sempre rilevante incremento degli occupati (+4,8% così da superare quota 90.000) a conferma del trend positivo su questo fron-te che va avanti da una ventina d’anni. Infine, la riduzione del numero di cooperati-ve aderenti (-1,6%, scese appena sotto la soglia delle 1.500) e la contestuale con-trazione della base sociale (-4,3%, attestata a oltre 226mila). Sono questi gli ele-menti principali che emergono dall’analisi dei dati del sistema Confcooperative Emilia Romagna relativi al periodo 2020-2023.
Rispetto al quadriennio precedente (2016-2019), le tendenze in atto si sono confer-mate anche se con impatti diversi: è proseguito l’aumento degli occupati, seppure in maniera più contenuta: gli addetti delle cooperative aderenti sono cresciuti di 4.161 unità (in precedenza se ne erano registrati circa 10.000 in più). Certamente, l’aumento dell’occupazione sarebbe stato ancora più elevato se non si fossero verifi-cati problemi nel reperimento di manodopera e profili specializzati, problemi che pe-raltro sussistono tuttora.
Il boom del fatturato (+3,26 miliardi di euro, pari a quasi il +24%) va ricondotto mediamente all’aumento dei prezzi (innanzitutto quelli energetici e successivamente dei beni e servizi), oltre al buon andamento di numerose cooperative in vari settori; una situazione che però raramente ha determinato migliori marginalità per le impre-se, contribuendo invece a pesare sui costi. Da notare che questo incremento di fattu-rato ha interessato anche Federsolidarietà (+32,5%), ma è noto come le cooperative sociali in questi anni abbiano dovuto fare i conti con incrementi dei costi di gestione dei loro servizi non più sostenibili, tanto da dover richiedere a più riprese il sostegno delle Istituzioni.
Meno accentuato, rispetto al periodo precedente, il saldo negativo del numero di cooperative (-24 sui quattro anni, per un totale di 1.491) e questo grazie a diversi fattori che ancora però non determinano un’inversione di tendenza: il rallentamento del calo numerico nelle cooperative sociali dovuto a nuove costituzioni e ad un nu-mero inferiore di fusioni a seguito di operazioni già messe in campo nel quadriennio precedente, il protagonismo vivace della cooperazione di comunità, operazioni con-sortili nel settore pesca che hanno consentito di intercettare cooperative in prece-denza non aderenti.
La contrazione della base sociale (-4,3% con circa 10.000 soci in meno) ha accen-tuato un trend già in atto, determinato principalmente dall’ulteriore riduzione del numero di soci conferitori alle cooperative agroalimentari (-13,7%), e questo a segui-to della difficile situazione che vive il comparto primario unita al problema del ri-cambio generazionale nelle aziende agricole. Decisiva anche la riduzione nel settore abitazione a seguito di alcune operazioni (-18,5%).